Portfolio di Maurizio Di Fiore

giovedì 4 dicembre 2008

Australia "Kangaroo Island"

Kangaroo Island è un'isola immersa nel Pacifico sud occidentale a circa 12 miglia dalla costa sud dell'Australia, in direzione di Adelaide. La sua origine risale a quando si staccò dal continente e... questa è la vera fortuna di tutti coloro che ora la possono visitare. Kangaroo Island è la terza isola australiana in ordine di grandezza, dopo la Tasmania a sud-est e Melville-Island al largo di Darwin. Per raggiungerla sono necessari 45 minuti di traghetto dalla cittadina di Cape Jervis o, in alternativa, 25 minuti di volo da Adelaide. Per poter apprezzare appieno gli stupendi paesaggi e le favolose scogliere, non sempre facilmente raggiungibili a causa di strade non asfaltate, è consigliabile noleggiare un fuoristrada o, meglio ancora, un camper da fuoristrada. In questo modo è possibile pernottare in qualsiasi angolo dell'isola in solitudine, godendosi tranquillamente gli splendidi panorami in continua mutazione. L'isola non è molto grande, lunga circa 150 chilometri e larga circa 30. Questo permette di vederla tutta anche se si hanno a disposizione pochi giorni, ma ben presto vi accorgerete che una volta visitata tutta, vorreste iniziare da capo! Il paesaggio è decisamente collinare e caratterizzato da coste a picco sul mare e spiagge isolate. La vegetazione è composta da ampie distese di “bush” (la macchia locale) ma anche da foreste ad alto fusto abitate da koala, istrici e opossum. La maggior parte delle persone che scelgono di visitare quest’isola lo fa per vedere l'enorme varietà di specie faunistiche che vi sono presenti, infatti l'isolamento geografico di Kangaroo Island l'ha risparmiata dall'inquinamento biologico causato dall'uomo. Risultano assenti mammiferi come conigli, volpi e dinghi (cane australiano). A dispetto del nome, che farebbe pensare a canguri, canguri e canguri, tra la vegetazione dell'isola è possibile imbattersi anche in simpatici koala, varani di kangaroo ed echidna (riccio marsupiale) mentre le coste sono popolate da pinguini, foche e leoni marini....Kangaroo è un vero concentrato della vasta madre Australia, dove si può incontrare veramente di tutto. Sull'isola sono presenti solamente due diving, uno più facile da raggiungere, sito proprio a Penneshaw, dove attracca il traghetto, l'altro molto, molto più complicato da scovare, nei pressi di Western River, ma ben gestito da veri specialisti nel settore. Quest'ultimo assicura l'avvistamento dei famosi draghi di mare con la formula «se in due giorni non riesci ad avvistarli ti regaliamo altri due giorni d'immersione» e pur avendo un costo molto più elevato dell'altro, ci lasciamo volentieri conquistare. L'avventura inizia molto prima di quanto si possa pensare. La «sede del díving» è più che caratteristica e spersa in aperta campagna. Con il nostro camper ci addentriamo in strade sempre più accidentate e con sempre meno segnalazioni, all'improvviso un cartello di legno impresso a fuoco e nascosto dalle fronde di un enorme eucalipto ci avverte che ce l'abbiamo fatta! Jim ci fa i complimenti, spesso deve andare a recuperare i divers spersi a chilometri di distanza. Jim Thilseton, il proprietario, ci accoglie calorosamente e ci offre di pernottare con il nostro camper nella sua fattoria ... e noi che pensavamo di trovare un diving! Dopo un veloce scambio di convenevoli carichiamo tutta la nostra attrezzatura subacquea su un rampante fuoristrada e ci inerpichiamo per colline su sentieri scoscesi e alquanto improbabili da percorrere con auto normali. Le scene che ci scorrono davanti agli occhi sono affascinanti. Siamo in febbraio, quindi in tarda estate, il bush pennella di sfumature dorate le dolci colline popolate da varie specie di canguri, il blu carico dell'oceano contrasta ancora di più i colori... un vero peccato essere sballottati sui nostri sedili senza poter catturare delle immagini fotografiche.

In mezz'ora raggiungiamo una baia e con una barchetta di appoggio saliamo su un bellissimo catamarano. Solo altri due ospiti, molto bene! Il motore romba e partiamo alla volta del primo sito d'immersione. Il mare non è mosso ma la temperatura, pur essendo in estate, non è elevata, appena 21 °C, in fondo siamo sempre al di sotto del 350 parallelo sud. Jim ci impartisce un briefing all'insegna della tutela per questi esemplari così delicati. Non stressarli è un imperativo. Non stiamo più nella pelle, non vediamo l'ora d'incontrare l'oggetto dei nostri desideri: il Sea Dragon. In realtà esistono due diverse specie di Sea Dragon: il Weddy Sea Dragon ed il Leafy Sea Dragon. Phyllopteryx taeniolatus (Lacépède, 1804) e Phycodurus eques (Gunther, 1865), rispettivamente i nomi scientifici, appartengono alla famiglia dei cavallucci marini che abitano anche le acque dei nostri mari ma hanno subìto un processo evolutivo che li ha portati a confondersi con il fondale coperto da kelp, un'alga alta e frondosa che oscilla lentamente al movimento del mare. La caratteristica principale di questi curiosi cavallucci è di avere delle appendici lungo il loro corpo (molto più numerose nel Leafy) che ricordano molto il kelp. Anche il loro lento ondeggiare trasportati dalla corrente contribuisce al loro camuffamento da «alghe», rendendoli praticamente invisibili ad un occhio non esperto. Ma non a quello della nostra guida Jim! Dopo pochi minuti d'immersione la guida si ferma puntando il dito nella direzione delle alghe e fa cenno di avvicinarci e osservare in quel punto. Siamo solo in due oltre alla guida e dopo qualche secondo di perlustrazione ci guardiamo l'un l'altro con l'espressione stranita... ma cosa stava indicando? Abituato a questo comportamento Jim si gusta la scena e dopo poco viene in nostro soccorso indicandoci accuratamente dove osservare. Ebbene si, sono proprio loro, i nostri primi due Sea Dragon! Erano ad un palmo dal nostro naso ma così perfettamente integrati con i colori e i movimenti del fondale non li avevamo proprio visti. E poi sono veramente grandi! Sarà l'effetto maschera, sarà il confronto con i cavallucci del Mediterraneo, ma di quelle dimensioni uno non se li aspetta proprio. In particolare ci siamo imbattuti nel Weddy, la meno spettacolare delle due specie ma ugualmente affascinante e misterioso. Ci muoviamo con cautela attorno a questi esseri apparentemente così delicati, sotto l'occhio vigile di Jim che ci guarda come per ricordarci di stare attenti a non urtarli. Dopo pochi attimi di osservazione ad occhio nudo per gustarci l'insieme ed i particolari dal vivo, ci scateniamo con le fotografie. Il compito non è semplicissimo, il movimento imprevedibile e fluttuante dovuto alla corrente complica gli scatti macro ma in pochi minuti il contatore della macchina fotografica segna zero. Totalmente presi da questo incontro quasi non ci accorgiamo che pochi metri più in là un gruppo di leoni marini è sceso in acqua. Saettanti forme, ingombranti in terra quanto aggraziati in acqua, catturano finalmente il nostro sguardo. Come resistere a questo dichiarato invito a giocare con loro? Difficile stargli dietro con lo sguardo, impossibile seguirle nei movimenti. Ma non importa., per fortuna sono loro a cercare noi, ci volteggiano intorno quasi come per prenderci in giro per la nostra goffaggine e...eh sì sembrano proprio attratti dall'oblò sferico del fish-eye. Un vero peccato aver terminato gli scatti a disposizione! Jim se ne accorge ed in barca ci promette che anche nella seconda immersione i leoni marini verranno a cercarci. Entusiasti del nostro primo incontro con i Sea Dragon ci tuffiamo nella lettura di uno dei libri di bordo per saperne di più. Strani proprio in tutto questi questi simpatici cavallucci! Contrariamente ai normali cavallucci marini maschi che trasportano la prole all'interno di un marsupio posto sull'addome, gli esemplari maschi di Leafy e Weddy caricano a grappolo le loro uova in una zona esterna all'addome, chiamata area di cova. Il numero di uova trasportato è considerevole e può raggiungere anche 150-200 che vengono incubate per circa otto settimane. Solo un 5% dei piccoli raggiungerà la maturità dopo circa due anni, ed una dimensione di circa 45 centimetri per Weddy e leggermente meno, 30 centimetri mediamente, per il Leafy. Siamo stati fortunati, febbraio è il periodo riproduttivo, la stagione ideale per ammirare questo insolito comportamento. L'incontro con il Leafy Sea Dragon mi fa dimenticare tutto. Se già il Weddy mi aveva conquistato, con questo è amore a prima vista. Semplicemente fantastico! Tutte quelle fragili appendici, il musino vispo e la colorazione aranciata delle uova che contrasta con il verde del corpo lo eleggono immediatamente modello per eccezione. E ancora una volta diamo il via alle danze. Io e la modella ci muoviamo lentamente attorno a questo cespuglio animato che non sembra per niente infastidito dalla nostra presenza. Forse pensa davvero di essere perfettamente mimetizzato e quindi invisibile ai nostri occhi! Il tempo passa inesorabile e Jim ci fa capire che è tempo di rientrare. Un ultimo sguardo alla strana creatura per ringraziarla e per dirgli addio e siamo di nuovo sul catamarano. Anche questa volta non mi sono lasciato nessuno scatto per gli altri animali, una scusa più che ottima per tornare anche domani a fare immersioni con Jim. Trascorriamo la notte nel nostro camper
posteggiato nella fattoria e la mattina seguente ci svegliamo ancora più euforici. Abbiamo altre due occasioni per osservare i Sea Dragon e non solo, questa volta ci promettiamo di dare anche uno sguardo intorno. Già prima d'immergerci notiamo un gruppo di leoni marini sugli scogli, alcuni si crogiolano al sole, altri giocano nell'acqua. Mettiamo la testa sotto la superficie e puntiamo diretti verso di loro. La scena del giorno precedente si ripete ma stavolta ho molti scatti da dedicare a questi apneisti cicciottelli. C'è un bel da fare a stargli dietro, fuggono veloci in ogni direzione comparendo e scomparendo in frazioni di secondo. Vita dura per fotografi e modelle... Questa volta a decretare la fine dell'immersione non è il tempo ma la riserva d'aria, tutto questo movimento per correre dietro ai leoni marini ci ha fatto consumare più del normale. Un pranzo veloce e frugale ci separa dall'ultima immersione in questo mare. Questa volta ci concentriamo su altre forme di vita; la particolarità di pesci e nudibranchi si fa notare fin dai primi sguardi. Caratteristici pesci (Enoplus armatus) a bande bianche e nere e pinne dorsali molto accentuate, si prestano docilmente alla macchina, lasciandosi avvicinare fino quasi a toccarli. Ancora un po' di tempo per osservare alcune specie di stelle marine e poi conquistiamo ancora una volta la superficie. Raggiungendo per l'ultima volta il catamarano vengo colto da un attimo di malinconia ma il pensiero corre veloce e colmo di aspettative al rientro in Italia e precisamente all'elettrizzante momento in cui andrò a ritirare le diapositive, fedeli e vivide compagne della indimenticabile avventura subacquea a Kangaroo Island. Se si cercano le maestosità architettoniche delle grandi città potremmo rimanere delusi, ma chi punta dritto a Kangaroo non lo fa certo per questo motivo. A pochi minuti da una delle città più grandi dell'Australia ci troviamo catapultati in un'altra realtà; il ritmo è segnato dalla natura e gli abitanti hanno imparato a proteggerla e valorizzarla nel migliore dei modi. Impossibile dimenticarla.

Testo e foto di Maurizio Di Fiore

martedì 2 dicembre 2008

Maldive

MALDIVE


collane di perle adagiate su un drappo dalle mille tonalità del blu. Queste sono le Maldive!

Dopo nove ore di volo, lo spettacolo che ci accoglie dall’aereo è mozzafiato. Dai finestrini il paesaggio scorre sotto i nostri occhi e non possiamo fare a meno di rimanere incantati dalle centinaia di candide isolette disposte a formare gli atolli. I colori dell’oceano sono indescrivibili: blu, azzurro, celeste e turchese si compongono in una fantastica tavolozza di colori.

Ci sono due modi per conoscere le Maldive, alloggiare in resort o navigare con un’imbarcazione da crociera, ma solo con una crociera riuscirete veramente a viverle e a godere della loro bellezza. Solcare il mare, ogni giorno alla scoperta di nuovi paesaggi regalerà delle emozioni indimenticabili!

Appena atterrati all’aeroporto, il nostro capo barca dell'Albatros Top Boat ci aspetta, ok ci siamo tutti e dopo le presentazioni tra i compagni di viaggio saliamo sul nostro dhoni che in pochi minuti ci porterà all’imbarcazione da crociera. Abbiamo scelto la Mahavai di Albatros Top Boat, ce ne hanno parlato bene... Un cocktel di benvenuto è proprio quello che ci vuole per rilassarsi e iniziare a goderci tutto quello che c’è intorno. La barca è molto bella e comodissima e già decido che fare la sera, sdraiata sulla poltroncina del ponte superiore, mi godrò il vento caldo e lo spettacolare cielo tempestato da miliardi di stelle. E’ tempo di fare conoscenza dei compagni di viaggio: Alessandro e Paola sono dei provetti viaggiatori che hanno ormai visitato gran parte del mondo, ma ad una capatina annuale alle Maldive non sanno rinunciare, lui è anche un esperto subacqueo “…di bellezze subacquee ne ho viste, ma qui…”. Anche Roberto l’anno scorso ha già fatto una settimana di crociera sulla Mahavai e quest’anno ha deciso di starci due settimane, si è portato anche un amico che si lascia scappare “…ho paura di andare sott’acqua, mi limiterò a fare dei bagni e un po’ di snorkeling”. Impossibile resistere al richiamo dell’oceano maldiviano, al settimo giorno di crociera ha già il brevetto di sub e sul suo divelog scrive fiumi di parole. Anna ed Elisa sono due amiche in cerca di relax, confessano che non vedono l’ora di sdraiarsi sull’ampio ponte superiore, al riparo di occhi indiscreti, per lasciarsi abbracciare dal sole delle Maldive. Obiettivo principale: un’abbronzatura rapida da sfoggiare al loro rientro. Infine ci siamo noi Barbara e Maurizio, due “infoiati”delle immersioni, come ci ha definito il resto del gruppo appena ci hanno conosciuto. Sarà forse perché, ancora con il cocktel di benvenuto in mano, abbiamo chiesto “… tra quanto si scende per la prima immersione?” Maurizio è anche un esperto fotografo subacqueo, la guida assicura che qui troverà pane per i suoi denti.

La compagnia è varia e allegra, si prospettano delle bellissime giornate.

Chi ha voglia effettua subito la prima immersione; abbiamo a disposizione due esperte guide che ci condurranno alla scoperte dei fondali, Alì, un ragazzo maldiviano simpaticissimo e molto disponibile ed il capobarca Angelo che è anche istruttore e da anni naviga sulle acque maldiviane. I fondali per lui non hanno segreti, è abilissimo nel capire la direzione delle correnti e le migliori condizioni per svolgere le immersioni, come ci riesca è quasi una magia.

Per alcuni è la prima immersione in questo fantastico mare, per altri è una piacevolissima conferma, ma tutti siamo concordi: semplicemente indescrivibile.

A cena ci scambiamo le emozioni della prima immersione ed organizziamo il resto della crociera. Di comune accordo decidiamo mettere la prua verso l’atollo di Ari. Angelo ci promette che non ci pentiremo della nostra scelta e inizia a raccontarci di immersioni tra banchi di carangidi, squali, mante, anfratti nascosti ricchi di coralli. Fa una sfilza di nomi di immersioni che a noi “profani” sembrano quasi impronunciabili e tantomeno ricordabili. E’ inutile dire che puntualmente ogni sera ci ritrovavamo a scrivere sul divelog il nome esatto delle immersioni della giornata, chiedendole alla guida una serie innumerevole di volte, con a fianco i vari commenti: “da rifare sicuramente quando torno” “imperdibile, peccato che ci dobbiamo spostare” “che emozione, il banco di squali”. E subito dopo iniziavamo a parlare delle immersioni del giorno seguente, con la certezza che le emozioni non sarebbero mai mancate. Le immersioni da fare nell’atollo di Ari sono tantissime, non resta che affidarci alla sapiente scelta che il nostro “Angelo custode” vorrà fare per noi (Per maggiori dettagli sulle immersioni vedi i riquadri a loro dedicati).

Ma a bordo non si vive di sole immersioni, nel corso della crociera ci sarà spazio per tutto e tutti. Il dhoni, il diving galleggiante più comodo del mondo, accompagnerà i sub nelle loro splendide immersioni, mentre il resto del gruppo avrà solo l’imbarazzo della scelta: farsi condurre dal tender su una soffice e deserta isoletta bianca, fare un pò di snorkeling, un bagno o oziare al sole? Certo che la scelta è ardua! E come farsi sfuggire l’occasione di una visita al villaggio dei pescatori per fare qualche acquisto un po’ particolare ed osservare gli abitanti intenti ai loro lavori? Impossibile. I provetti “Sampei” potranno anche provare l’emozione della pesca a traino o al bolentino e…farsi cucinare il frutto del loro duro lavoro!

Certo che tutto questo movimento mette fame, ma Alibè il cuoco,ed i suoi aiutanti sono pronti a soddisfare ogni bisogno culinario a tutte le ore del giorno e della notte. Basta chiedere. Per una golosa come me è stata una gioia fare merenda, dopo l’ennesima immersione, comodamente seduta sul ponte di prua, sorseggiando una tazza di the e addentando una italianissima calda fetta di torta al cioccolato! Una sera ci hanno anche preparato una bellissima cena in una spiaggia deserta con cibo maldiviano e…non dico altro, altrimenti rovino la sorpresa.

Per quante parole sulle Maldive siano state dette e per quante altre se ne diranno, l’unica maniera per capirle è visitarle di persona. E chi sceglie questa meta torna a casa con una certezza…tornare al più presto in questo meraviglioso angolo di mondo!




venerdì 28 novembre 2008

Myanmar

Myanmar - Arcipelago delle isole Mergui

Il Myanmar è bagnato dal Mar delle Andamane ed è definito come una delle mete turistiche emergenti. Fino a pochi anni fa era difficile visitarlo, se non impossibile, a causa del regime presente. Ad oggi è invece possibile effettuare una crociera subacquea nell’arcipelago delle Mergui appoggiandosi ad uno dei pochi charters subacquei autorizzati che partono generalmente dalla vicina Thailandia. Noi abbiamo intrapreso questa avventura appoggiandoci all’imbarcazione Giamani, gestita e condotta da un italiano. Dall’Italia si punta verso la Thailandia, con voli di linea diretti come Roma-Bankog oppure tramite istradamento europeo. All’aeroporto ci attende un taxi per portarci a Patong dove è ormeggiata l’imbarcazione di cui saremo ospiti. Arriviamo che è già ora di cena ma anche se stanchi dal viaggio gustiamo le leccornie che ci hanno preparato…i prossimi giorni saranno un vero attentato alla linea. Speriamo di smaltire “le eccedenze” con le immersioni! Un giro veloce tra le bancarelle per turisti, ultimi acquisti da parte dell’equipaggio per le necessità di bordo, magliette, cappellini e occhiali per noi e siamo pronti per tornare su quella che sarà la nostra casa per le prossime due settimane. Le immersioni previste non toccheranno solamente il Myanmar, sulla rotta visiteremo anche le Similan, ancora territorio tailandese. L’arcipelago delle Mergui è in gran parte sconosciuto, si parla di almeno quattrocento isole ma forse più, che partono dal confine con la Thailandia e si estendono verso nord per circa quattrocento chilometri nell’acque del mare delle Andamane. Da Phuket parte la nostra avventura alla scoperta d’isole in gran parte vergini e siti d’immersione poco frequentati e talvolta sconosciuti; l’itinerario non è definito nei particolari, ci lasceremo volentieri rapire dagli impulsi e dalle correnti. Per arrivare alla frontiera birmana di Kaw Thaung, ex Victoria Point, sono necessari un paio di giorni di navigazione durante i quali ci dilettiamo con stupende immersioni alle Similan, a Koh Tasai e Koh Born. Il primo approccio con questo splendido mare ci regala un emozionante incontro con due squali leopardo per niente infastiditi dalla nostra presenza. Arrivati a Kaw Thaung le autorità locali effettuano dei controlli sui nostri passaporti. Sono necessarie fotocopie del passaporto, fototessera, dollari non consumati e un po’ di pazienza. La burocrazia è lenta e lunga, impiegheremo quasi una giornata per sbrigare le necessarie formalità ma il tempo scorre piacevolmente visitando la cittadina di frontiera. Ne approfittiamo per avere i primi contatti con questa nuova terra. Non ancora abituati al turismo di massa, gli abitanti si mostrano cordiali e “simpaticamente” si avviano ad affinare gli approcci commerciali con chi, come noi, passa non più di qualche ora con loro. L’atmosfera è quella dei più classici mercati asiatici, alcune odorose bancarelle vendono verdura, frutta e pesce, altre abbigliamento non ancora mirato al turista. Molti di noi acquistano per pochi dollari delle stoffe chiuse a cilindro che, abilmente annodate, formano la gonna che tutti gli uomini del posto indossano. A vederlo fare a loro sembra così semplice…!

La popolazione ci appare gioiosa e ospitale, i colori dei mercati, i templi e le statue di Buddha riempiono gran parte della giornata. Nel pomeriggio prendiamo nuovamente il largo ma con un ospite in più a bordo: il comandante ci spiega che è un funzionario birmano che ci farà da guida, solo a queste condizioni sarà possibile solcare il loro mare. Prima tappa tre piccolissime isole: Ba Wei, Bo Wei e Cavern. Si tratta di isole di natura rocciosa di dimensioni decisamente piccole. I fondali sono formati da rocce verticali colonizzate da alcionari e gorgonie variopinte, crinoidi dai mille colori contribuiscono ad animare il fondale. Pesci vetro e gamberetti popolano gli anfratti, murene fanno capolino dalle proprie tane. La visibilità non è il punto forte di queste immersioni infatti l’acqua è piuttosto carica di plancton. Incrociando solo alcune imbarcazioni di pescatori, ci rendiamo conto che siamo i soli estranei al contesto. Parte del fascino di questa crociera è dovuto proprio alla assenza di altri turisti e tutto ciò ci fa sentire privilegiati ma ben presto ci accorgiamo che i pescatori che incrociamo farebbero volentieri a meno della nostra presenza, abituati come sono a pescare con tecniche non proprio…ecocompatibili. I giorni successivi visitiamo e dormiamo nelle rade di isolotti sperduti e ingioiellati dalle candide spiagge, dove i tramonti sono unici come le punture inflitteci dai sandfly. Minuscoli e quasi invisibili insetti che sulla spiaggia di Bushby Island hanno banchettato sulla nostra pelle, lasciando il loro pizzicante ricordo per giorni. Le giornate si susseguono con ritmo incalzante, ogni immersione ci fa sentire dei veri pionieri. Nel bene e nel male molti siti che andiamo ad esplorare sono poco conosciuti, se non addirittura vergini. Spesso siamo fortunati e le profondità marine ci svelano emozionanti giochi di colori, come nel caso delle pareti di Three Islands. Una delle immersioni qui svolte è caratterizzata da grotte passanti: spugne e zoantari pennellano di colore gli anfratti e le piccole grotte abitate da pesci accetta e gamberi. Dove non vi sono grotte fanno bella mostra di se pareti verticali popolate da enormi seppie, pesci scorpione e variopinti nudibranchi. Ci spostiamo a ponente e ci immergiamo nell’acque trasparenti delle secche di Nord Ovest e Sud Ovest dell’isola di Twin North. La secca di Nord Ovest è una secca formata da blocchi granitici che si estendono da pochi metri fino a circa 35m di profondità, creando spaccature naturali popolate da una miriade di organismi. Sulle pareti e sui blocchi granitici crescono coralli molli, anemoni e gorgonie giganti sulle quali sono adagiati insoliti crinoidi bianchi. Nel blu riusciamo a scorgere banchi di carangidi, fucilieri e tubi di barracuda. La Secca di Sud Ovest è meno profonda ma ugualmente interessante: enormi pesci palla per niente impauriti si muovono lentamente senza curarsi di noi. Troviamo piccole grotte interamente rivestite da alcionari di vari colori, al cui interno si nascondono pesci vetro. Qui una coppia di pesci scorpione si lascia avvicinare regalandoci dei buoni scatti fotografici. A fine immersione un aquila di mare passa veloce, senza lasciarci alcuna possibilità di catturarne il ricordo. Proseguendo la crociera visitiamo un villaggio di palafitte degli zingari del mare, Majon Galat, nell’isola di Bo Cho.Il villaggio è composto da varie etnie, principalmente da pescatori birmani e Chaw Le. Quest’ultimi, detti zingari del mare, navigano nel mare dell’Andamane tra la Thailandia e il Myanmar con le loro tipiche imbarcazioni dette piroghe, ricavate a mano da tronchi d’albero. Passano i giorni e con essi si moltiplicano le fantastiche immersioni che stanno arricchendo il nostro bagaglio di viaggiatori subacquei. Sicuramente degni di nota si sono rivelati i siti di immersione di Rocky Island, Fan Forest Pinnacle e alcuni faraglioni nei pressi dell’isola di Mc Leod . Rocky Island è formata da due isolotti quasi attaccati; immergendosi sull’isolotto principale è consigliabile mantenersi sui 15/20 metri per trovare bellissime grotte e archi naturali. Scorrendo la parete incrociamo tre seppie giganti, due maschi che corteggiano una femmina. Impegnati nei loro corteggiamenti non sembrano assolutamente infastiditi dalla nostra presenza; uno di loro estende in maniera minacciosa il suo ectocotile (braccio utilizzato per la fecondazione) verso il volto della modella, come a volerla invitare a partecipare ai loro giochi amorosi. Dell’immersione ai faraglioni nelle acque antistanti l’isola di Mc Leod ciò che rimane impresso è il tappeto di anemoni viola che colonizzano una vasta zona di fondale sui dieci metri: il paesaggio che ne esce è degno di un film di fantascienza. Non mancano all’appello variopinti alcionari, lutianidi e fucilieri in caccia. Sempre non lontano da Mc Leod, precisamente a Fan Forest Pinnacle, abbiamo goduto dell’immersione più bella di tutta la crociera. Si tratta di una secca che parte da 4/5 metri fino ad arrivare ad oltre 40. L’acqua è limpida ma in compenso c’è molta corrente; a circa 40 metri circa sono presenti delle gorgonie giganti e molti pesci, carangidi, azzannatori e nuvole di pesci vetro. A questa profondità il tempo di permanenza è abbastanza ridotto, solo pochi minuti per godere di questo spettacolo ed il computer ci avverte che il tempo a nostra disposizione sta per terminare. Continuiamo l’immersione risalendo gradualmente verso il reef della secca tenendolo a sx, a circa 20 m, adagiato su un fondo sabbioso, compare uno squalo leopardo che purtroppo intimorito dalla nostra presenza si allontana velocemente. A fine immersione, sul basso fondale, incontriamo ancora seppie giganti mentre a pelo d’acqua banchi di totani ci fanno concludere nel migliore dei modi questa ultima esplorazione subacquea dell’intera crociera. L’ultima giornata è di navigazione e ci consente di tirare le somme. Scherzando per l’ennesima volta su chi abbia catturato il migliore ricordo fotografico, concordiamo che gli scatti rubati alle profondità del mare, alle spiagge deserte, ai sorrisi dei bambini ci aiuteranno a non dimenticare questo viaggio esplorativo, anche se, come sempre, i ricordi più belli li porteremo per sempre nei nostri cuori.

Maurizio Di Fiore